Mamma quando rispondeva al telefono diceva: “Buon giorno, casa Levi ed io”. Eravamo alla fine degli ’50, io e mia sorella Elisabetta sorridevamo di questo vezzo o di quest’aura di nobiltà che in realtà non ci apparteneva. Ci piaceva quel “casa Levi ed io”. Pensavamo: chi altri sennò?
Mamma e papà qualche volta tra di loro parlavano anche in francese. Soprattutto a tavola, per non far capire a noi bambini che cosa si dicevano. Ho sempre immaginato storielle scabrose di amiche o amici o di qualche scandaletto della Comunità ebraica che papà a quel tempo frequentava ancora. O forse era che si stuzzicavano tra loro, papà così atletico e mamma una fascinosa trentenne. Poi ridevano e tornavano subito all’italiano: “Mangia, mangia polpette Giorgino”.
Così ho pensato di mettere insieme “casa Levi ed io” e il francese dei miei genitori. Ne è venuto fuori un blog con questo titolo. Qui racconterò ciò che ricordo di quegli anni ’50 e ’60. L’Italia che abbiamo amato, che usciva dalla guerra, dal fascismo e dalle leggi razziali. Sono piccoli ritratti di famiglia (qualcuno già scritto su fb), ognuno con un linguaggio speciale, il nostro personalissimo lessico.
Mi accingo a questo perché so che un giorno la mia memoria si stuferà di esercitarsi, quei tre neuroni che si rincorrono nella testa sono già affaticati e il giorno che si siederanno per riposarsi sarà finita. Per ora cerco di non dargli tregua.
Dedico questi ritratti alla mia amata sorellina che non c’è più e che li avrebbe letti sorridendo.